Dilucére di Lev Fuscèz con i Dis-Segni di Alessandro di Simone è disponibile su Amazon

Continua la pubblicazione delle opere di Lev Fuscèz anche adesso che le carte sono ormai esaurite, di quel uomo non resta più nessuna altra traccia scritta, ma ora più che mai, sento Lev dentro di me, forte come non mai, che con voce precisa detta i suoi pensieri, le sue osservazioni, sempre puntuali, sempre presenti, sempre d’aiuto a sorreggere questa vita già da lungo tempo conclusa ma sempre pronta a ripresentarsi, giorno dopo giorno, puntuale come un’alba, e però non v’è realtà nel poeta, ma solo la sua voce è pur sempre presente, così io trascrivo, perché Lev Fuscèz è ancora qui e si è insinuato tra le carte, è entrato dentro, è diventato m-io, e io sono diventato suo, dividiamo lo stesso corpo malandato, l’unico rimasto, l’unico che abbiamo.

Continuerò la pubblicazione di questi pensieri sperduti nel tempo e nello spazio, giunti da chissà quali reconditi meandri della mente condivisa, la mia, assente, e la sua, presente o viceversa.
Quando meno te lo aspetti, come esigenza inderogabile, come il mangiare, appaiono sulla soglia della mente le parole precise che evocano un immagine conclusa, un pensiero, un’osservazione. Qualcosa chiuso in sé, ma frammento di un’unità impercettibile, non visibile, non comprensibile, assente, perché la vita è illusoria, è assenza anche di pensiero, soprattutto di pensiero, la vita è sempre altrove per tutti noi che la viviamo, e incessantemente la cerchiamo, invano. Non si trova nulla, perché non vi è nulla, o meglio è nel togliere ogni cosa, che mostrandosi quel nulla, si evidenzia noi stessi, come nulla, quello siamo noi, ciò che non siamo, né potremo esserlo, non lo saremo mai, solo così saremo davvero.
Nel fare da canale mi estinguo, mi annullo, e lascio che tutto fluisca e scorra verso lande sperdute che non conosco, ne vorrò conoscere, in questo perpetrarsi, in questa fugace apparizione, in questo esserci per un istante, io mi basto, Io Sono.
Quando poi l’ascolto termina, tutto ritorna come prima, nel nulla animato, tutto ritorna nella fede, nel credere, nell’illudersi, nell’esistere un esistenza nulla, assente.
Le parole scritte giocano, giocano con se stesse nel piacere del senso che rappresentano e che lo negano o lo sottolineano o lo perdono, il senso si perde nella propria assenza.
Resta un suono che è senso archetipo, frequenza, essenza.
Poi nulla…

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