“…Quando ci accingiamo a costruire uno spazio per una persona o famiglia, che presenta uno stato energetico ben preciso, in un luogo assegnato, dovremo attraverso la forma ed i materiali con i quali esse è definita, equilibrare o compensare quanto presente o assente. Ora tutto questo lavoro parrebbe impossibile nelle nostre città attuali, dove come abbiamo visto, altre e ben diverse sono state le direzioni costruttrici, le sensibilità che le hanno edificate. In realtà tutto ciò che si è accennato fin qua sulla costruzione ex-novo è possibile applicarlo al già costruito con l’accortezza che essendo già tutto assegnato si dovrà trovare la soluzione attraverso un sistema di compensazione. Questo sistema sarà regolato anch’esso da un mandala ricostruito sul fabbricato esistente, e la compensazione potrà avvenire prevalentemente attraverso l’inserimento nei locali di circuiti realizzati con i cristalli. L’uso dei cristalli perché sia efficace richiede, una profonda conoscenza delle forme degli stessi e delle loro proprietà intrinseche secondo l’insegnamento tradizionale, dove vengono valutate non solo le proprietà fisiche, come le interpreta la scienza moderna, ma anche le proprietà analogiche, cioè le caratteristiche rinvenute attraverso una sapienza antica, millenaria come quella ayurvedica. Occorre considerare anche la conoscenza dei modi e dei circuiti con cui possono essere inserirti nello spazio, le interazioni delle stesse fra loro e con il luogo, avendo la necessità di utilizzare dei cristalli di mole discreta, parliamo di pietre dal volume e peso notevole, anche di parecchi chili, che andranno ricercate sul mercato, selezionate affinché si sia certo che esse siano naturali, e che non abbiano subito tagli o lavorazioni. Infine una volta trovate andranno “ripulite” energeticamente secondo delle tecniche precise, che non incidano negativamente sulla pietra e ne andrà testata l’emissione per verificarne l’esatta frequenza, solo allora potranno essere inserite nello spazio dove si vive secondo il mandala di compensazione….” (tratto da “L’universo come dimora”)