Forme

Gli antichi riprodussero in terra quello che “il cielo” aveva prodotto nell’uomo, con le stesse proporzioni e gli stessi principi aurei.

Lo stesso sacerdote agiva nella cella interna del tempio, operando sul suo corpo e, di conseguenza, ripercuoteva gli effetti di tale operazione sull’intero edificio sacro, connettendolo alla Terra e a tutto l’Universo, formando, quindi, un tutt’uno con l’intero Cosmo.

Diventava così il fulcro della croce, operante e radiante, sia sul piano verticale che su quello orizzontale.

In lui si risolvevano le distanze dimensionali e da lui verticalmente, partiva il seme informativo verso l’Universo che, successivamente, avrebbe manifestato, nel quaternario, il programma in esso contenuto.

Il sacerdote diventava, quindi, ente attivo nell’atto creativo, spersonalizzando la sua forma profana e temporale e assumendo un ruolo divino in terra.

Essere sacerdote significa non solo essere pontefice tra cielo e terra, ma essere in possesso di una dote sacra che identifica nello stesso “ente” l’officiante e il tempio stesso.

Non tutti gli uomini, sebbene siano potenzialmente dei “templi”, in realtà, lo manifestano.

Il Tempio dell’uomo, perché passi da potenza ad atto, deve necessariamente passare attraverso varie fasi “costruttive”.

Molti rimangono al progetto, pochi alla posa della prima pietra, pochissimi arrivano alla realizzazione finale.Il processo realizzativo è arduo e pieno di insidie.

A volte si riesce a concepire il tempio, ma poi lo si riempie di mercanti, di ladri e di falsi profeti.

A riguardo, cito un passo significativo del vangelo:

“ Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse:«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»…

– E ancora –

…«Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. ” Gv 2,13-21

E’ chiaro, quindi, di quale Tempio parlasse Gesù.

Ma, alla luce di questa citazione, a cosa corrispondono i mercanti e i loro prodotti?

Sicuramente a tutto ciò che nel nostro corpo rallenta e contrasta la realizzazione del Tempio: i nostri vizi, rappresentati dalle forze istintive animali, nella figura delle pecore, dei buoi e delle colombe e dai cambiavalute che incarnano tutti i sentimenti di quelli che sono definiti i sette vizi capitali.

Chi sarà all’interno del nostro corpo a compiere la cacciata di questi vizi?

La forza mercuriale, che armata di una frusta, il “flagellum”, flagellerà il corpo dei vizi, preparandolo alla fase di morte dell’Opera al Nero.

 

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